Negli ultimi giorni siamo stati bombardati da una miriade di indiscrezioni che vorrebbero una Nintendo più pimpante che mai, un’azienda che sembra aver finalmente ritrovato quella ragion d’essere che nell’epoca Wii U pareva ormai perduta in un limbo infinito. Se siete stati dei lettori attenti, comprenderete immediatamente che tale succitata vivacità non è da riscontrarsi tanto in clamorosi annunci nell’ambito prettamente videoludico, quanto nell’intenzione della società nipponica di espandersi verso lidi senza dubbio meno convenzionali, quali il cinema, il settore del benessere e addirittura quello gastronomico. Proprio in questa settimana sono stato oberato dagli impegni universitari e lavorativi, e tutti voi sapete cosa succede quando si è di corsa, pieni di stress e costantemente al verde: si finisce a mangiare in quella celebre catena di Fast Food che inizia con la M gialla. E proprio mentre ingurgitavo il mio letale Cheesburger da 1.40€, ho avuto quell’epifania che ha reso finalmente tutto chiaro nella sua disarmante semplicità. Dannazione ragazzi, Nintendo c’è riuscita di nuovo.
L’anno è il 2026 e l’umanità è…praticamente la stessa, non prendiamoci in giro. Paolo Simi è in ritardo per il suo lavoro molto stressante e poco remunerativo, quando all’improvviso ecco arrivare quell’immancabile languorino allo stomaco. Noncurante del colesterolo ormai irrimediabilmente stabilitosi nelle sue vene, il nostro baldo giovane decide di dirigersi verso il suo Fast Food preferito; stavolta però, la M è rossa.
– Salve, desidera?
– Sì buongiorno, un Menù Inkling con anelli di calamaro extra, e Coccò Nuggets, porzione media.
– Arrivano subito; da bere?
– Una Coca Lon Lon, grazie!
Uno scenario divertente, senza dubbio, ma anche incredibilmente realistico visti i recentissimi progetti di Nintendo. E vi dirò di più, io non vedrei l’ora di poter entrare in un Fast Food del genere, e sono pronto a scommettere che non sarei l’unico. Qualcuno di voi potrà obiettare che un progetto del genere potrebbe trovare solo ed esclusivamente il favore dei fan più accaniti, ma dobbiamo essere in grado di smettere di ragionare in termini di hic et nunc e proiettarsi nell’ottica di una Nintendo moderna, occidentalizzata e, finalmente, consapevole del tesoro che giace silente e pressoché intonso sotto i suoi artigli, e che non aspetta altro che essere sfruttato in milioni di modi diversi. Vi ricordate i primi anni Duemila? Bei tempi quelli. I Nokia 3310, i Pokémon, il Milan sul tetto d’Europa, i Pokémon, i Gemelli Diversi, i Pokémon. Ragazzi, parliamoci chiaramente: per la nostra generazione, Pokémon è diventato sinonimo di un’epoca, una delle colonne portanti della cultura popolare di almeno un lustro. Nel bene o nel male, è stato un po’ la nostra “Beatles-mania”, quel fattore comune e totalizzante che ricordiamo con affetto, e al quale nessuno è scampato.
Ecco, Pokémon è l’esempio lampante di ciò che Nintendo potrebbe essere in grado di generare a livello mondiale se solo riuscisse a togliere il velo di Maya, quell’illusione di onnipotenza che ha fatto sprofondare l’azienda nell’ oblio, sotto il peso di una pigrizia commerciale che poteva e doveva essere evitata. Ci sono IP che gridano la loro volontà di essere sfruttate all’infuori del mondo videoludico, e mamma Nintendo pare aver finalmente udito questo lamento. Sono convinto, e le indiscrezioni paiono voler confermare queste mie sensazioni, che a breve ci troveremo in una sorta di era Pokémon 2.0, in cui verranno coinvolte le principali IP storiche, come Mario, Zelda, Animal Crossing, ma anche il più recente Splatoon, il quale, a fronte di un insperato quanto meritato successo di vendite, sarà con ogni probabilità spremuto a dovere da Nintendo, vista e considerata la naturalezza con cui potrebbe essere sfruttato il brand.
Paradossalmente, i videogiochi potrebbero essere solo l’ultimo passaggio commerciale secondo la nuova filosofia videoludica perpetrata da Nintendo. Prima del prodotto ludico infatti, sarebbe fondamentale quel product placement aggressivo che tanto è mancato, soprattutto nell’ultimo lustro. Ecco che un bambino di otto anni, nel succitato 2026, potrebbe chiedere per Natale il videogioco di quel cartone che ha visto al cinema poche settimane prima. “Dai mamma! Quello della pallina rosa che assorbe tutto!”. O ancora, ecco l’hipsterino di turno sballarsi di latte Lon Lon in una catena di pub che richiamano l’atmosfera del Bar Latteo di Cronopoli, o il maniaco del fitness allenarsi in una palestra targata “Mario & Sonic”. Questi ultimi due, acquisteranno il remake di Majora’s Mask per 4DS o Mario & Sonic ai Giochi Olimpici di Marte 2028? Con questo tipo di filosofia è molto più probabile, soprattutto se le nuove console andranno a braccetto con quella Wii Difference che nel 2006 ha portato il videogioco in mano pure a mia nonna. Una Wii Difference che, unita a questa imminente espansione sul mercato da parte di Nintendo, potrebbe portare a dei risultati da capogiro e ad una sicurezza economica mai tanto salda, a tutto vantaggio di noi appassionati, che non dovremmo vedere questa espansione commerciale come la seconda invasione dei casual gamer, ma come un’opportunità concreta di giocare a titoli che mai vedrebbero la luce in un contesto più instabile come quello attuale.
Non ci resta quindi che sperare che questa volta il colosso nipponico si sia finalmente svegliato, e che si accinga ad attuare tutti questi progetti in maniera intelligente, senza quel timore reverenziale per la tradizione che ha tarpato le sue ali in questi anni difficili. E speriamo pure che quei Coccò Nuggets siano gustosi come me li immagino, diamine!