Ebbene, dopo più di un anno dalla diffusione della mia profezia (chiamatemi Nostragianus), Nintendo ha finalmente deciso di buttarsi in quella branca del mercato videoludico che col trascorrere degli anni si è dimostrata sempre più proficua e di conseguenza sempre più difficile da ignorare: quella del mobile gaming.
Insomma, se sei l’azienda leader del settore e ti vedi “rubare il lavoro” dal Flappy Bird o dal Candy Crush di turno, ti assicuro che riuscirai a chiudere un occhio solo per un limitatissimo periodo di tempo prima di stufarti della situazione e decidere conseguentemente di rispondere alla provocazione.
In definitiva, era solo questione di tempo.
E cosa ne penso? CHE ERA ORA!
Ritengo, infatti, che la pubblicazione su marketplace di terze parti (quelli di Google, Apple, Microsoft, Amazon e via discorrendo) di semplici, ma pur sempre ben realizzati, “scacciapensieri” possa rivelarsi un’efficace manovra di marketing che potrebbe riuscire a promuovere le produzioni più impegnate di Nintendo, i loro giochi per console.

Senza contare che la filosofia vigente dietro ai giochi per cellulari si basa interamente sull’intuitività e sull’immediatezza delle meccaniche, campo sul quale Nintendo gioca in casa. E non dimentichiamoci che lo stesso colosso di Kyoto ha già avuto modo di sperimentare questa formula “mobile-oriented” con prodotti del calibro di Nintendogs o Dillon’s Rolling Western.
Quindi sì, Nintendo, in collaborazione con DeNA, non avrà di certo problemi a sfornare tutta una serie di affascinanti giochini casual in grado di azzerare le interazioni sociali degli utenti sui mezzi di trasporto pubblico, ma… è giusto volare così in basso?
Nintendo è Nintendo, non sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di un filino più ambizioso da un gigante del genere? Magari qualcosina di tendente leggermente di più al modello di videogioco a noi più familiare, quello con un inizio ed una fine?

Parliamoci chiaro: Wario Ware, Mario Vs. Donkey Kong, Animal Crossing, Nintendogs, tutte serie che funzionerebbero superbamente avendo a disposizione solo un touch screen, ma vogliamo davvero fermarci qui? Non sarebbe interessante vedere qualcosina dallo spessore ludico maggiore rispetto ad un giochino di stampo arcade o di un gestionale?
Qui subito qualcuno risponderà “NO! Il videogioco senza un controller non è vero videogioco”, ma questa è in realtà una cazzata colossale ed in fondo lo sapete persino voi.
Noi tutti abbiamo dovuto affrontare i consueti tre mesi di terapia psichiatrica dopo aver scaricato dal Play Store uno di quei giochi spazzatura che cercano di rimpiazzare un convenzionale controller mostrando a schermo dei tasti digitali. Cerchiamo, però, di dimenticare tali crimini contro l’umanità e ricominciamo da zero, partendo dal presupposto che il touch screen, affidato alle sapienti mani di un game designer navigato, si possa potenzialmente trasformare in un versatile strumento capace di piegarsi ad ogni tipo di gameplay senza andare ad inficiare la profondità che le meccaniche vogliono proporre al giocatore.

Non è nulla che non sia stato già fatto su Android, ne è forse l’esempio più celebre Real Racing 3, un simulatore di guida davvero non male (almeno per uno come me che si accontenta della semplicità e non ricerca il realismo 1:1 in un videogioco) che propone all’utente tutta un serie di schemi di controllo alternativi piuttosto funzionali.
Ma rimanendo in ambito Nintendo, è il caso di citare un gioco piuttosto sottovalutato, ovvero The Legend of Zelda: Phantom Hourglass per Nintendo DS.
Ok, ok, non sarà il migliore degli Zelda, nè portatile, nè bidimensionale, nè tantomeno in assoluto, ma è caratterizzato da un aspetto davvero impressionante che pare essere passato in secondo piano.
Andiamo, a nessuno di voi ha stupito l’aplomb con il quale questo prodotto riesce ad offrire esattamente la stessa esperienza riscontrabile in uno qualsiasi degli altri giochi della serie senza che venga mai richiesto, per tutta la durata del playtrough, di pigiare un singolo tasto e senza rimetterci per questo in intuitività e in immersione?
Phantom Hourglass, pur essendo un esperimento riuscito solo a metà, è da considerarsi innegabilmente il risultato di un progetto incredibilmente ambizioso che è riuscito a trionfare sui punti a cui più teneva il team di sviluppo.
Il sistema di controllo, contemporaneamente caratterizzato da un’immediatezza e da una profondità unica nel suo genere, è l’invidia di tutto il Play Store e sarebbe glorioso vedere più esperimenti di questo tipo su quella piattaforma.
E basterebbe il TOCCO magico di Nintendo per far sì che ciò accada.