Return of the Obra Dinn – Nintendo Switch (RECENSIONE)
Da quando ne ho visto un trailer qualche tempo fa, Return of the Obra Dinn è un gioco che mi ha sempre incuriosito parecchio, sia per l’estetica particolare che per il mio interesse per i gialli. Sono stato decisamente felice di scoprire durante il Nintendo Direct del 5 settembre che sarebbe arrivato su Nintendo Switch, potendo così avere una buona occasione di giocarci su console. Si tratta di un gioco investigativo in prima persona sviluppato da Lucas Pope (di cui ricordiamo anche Papers, Please), perciò per non rovinare l’aspetto principale del gameplay eviterò di parlare nel dettaglio della trama oltre l’incipit e dei numerosi misteri su cui si basa.
Ci basterà sapere che lavoriamo per un’agenzia assicurativa e siamo stati mandati a investigare e valutare i danni della nave mercantile Obra Dinn, scomparsa nel 1802 durante una tratta mai giunta al termine e riapparsa misteriosamente cinque anni dopo nei pressi di un porto, apparentemente priva di persone a bordo.
…e poi non ne rimase nessuno
Quel giorno, 60 persone salirono a bordo dell’Obra Dinn e, in un modo o nell’altro, si sono perse le tracce di ognuna di esse. Come scopriremo presto, di molti non restano che le scheletriche spoglie disseminate per la nave, contraddistinte da un particolare effetto visivo per essere più facili da notare. Il nostro cliente ci ha affidato due oggetti chiave per portare a termine l’arduo compito di setacciare l’Obra Dinn da cima a fondo e determinare il fato dei dispersi. Il primo è un misterioso orologio che, utilizzato in prossimità di un cadavere, ci permette di assistere agli ultimi istanti della vittima prima della loro morte. Il secondo è un libro che raccoglie informazioni importanti come un registro con nome, ruolo e provenienza delle 60 persone, delle illustrazioni che ritraggono i nostri malcapitati, una pianta della nave, una mappa del suo tragitto mai giunto a destinazione e una serie di pagine bianche, divise per capitolo, che raccoglieranno in ordine cronologico i tragici eventi a cui assisteremo grazie all’orologio. Alla fine c’è anche un comodissimo glossario per aiutare chi non ha familiarità con termini come gabbiere o sartiame. Questo tomo andrà consultato molto spesso nelle nostre investigazioni, pertanto fa decisamente piacere vedere come sia facile da navigare, tra la possibilità di tornare sempre all’indice per scegliere la sezione da raggiungere o i segnalibri, di cui parlerò meglio più avanti.

Whodunnit?
Per ognuna delle vittime da noi rinvenute bisognerà determinare l’identità, la causa della morte e, in caso di omicidio, anche il nome del suo assassino. Potendo assistere ai loro ultimi momenti, il come è spesso (ma non sempre) la parte più facile da capire: la primissima scena che vediamo ha una vittima a cui qualcuno ha sparato, per esempio. Per quanto riguarda il resto, a volte il dialogo nella scena riesce a dare degli inizi, anche se molto difficilmente salteranno fuori chiaramente dei nomi. È più probabile invece che dovremo analizzare ciò che ci circonda o il registro, per vedere che quando si nomina il primo ufficiale c’è solo una persona con quel ruolo, oppure se qualcuno che conosciamo parla del fratello o del marito, ci basta andare a cercare nell’elenco l’individuo che ne condivide il cognome. Fortunatamente, come ho già detto prima, il libro tiene traccia di ogni scena a cui assisteremo, compresi i dialoghi (nei quali vi è una “X” se a parlare è la vittima, altrimenti non si sa) e le illustrazioni delle altre eventuali persone presenti nel ricordo. Ricordo che, di fatto, non è altro che un “fermoimmagine” nel quale ci si può liberamente muovere, e basta fare zoom su un personaggio perché il gioco lo evidenzi e ce lo mostri nell’illustrazione di gruppo. Anche perché, beh, la grafica del gioco è letteralmente in 1-bit, quindi meno tempo si deve stare a riconoscere i volti dei modelli 3D, meglio è.

Con fatti e logica
In questo tipo di giochi, tuttavia, c’è sempre la possibilità che il giocatore invece di stare a pensare alla soluzione faccia semplicemente a caso finché non indovina. Al contempo, però, come dice il tutorial stesso bisognerà a volte affidarsi a ipotesi e supposizioni varie, quindi anche non dare la conferma che la soluzione da noi trovata è corretta può essere controproducente. Per risolvere il problema, Return of the Obra Dinn ci dice sì se abbiamo indovinato, ma solo a gruppi di tre persone. In questo modo, il gioco ci può dire ogni tanto che siamo sulla strada giusta, così come darci quel senso di soddisfazione di aver indovinato. Possiamo così tecnicamente inserire due risultati di cui siamo abbastanza sicuri e procedere alla cieca con il terzo, se si rivela più tosto. Tra l’altro, all’inizio i volti nell’illustrazione di gruppo sono tutti sfocati, e procedendo nell’esplorazione si schiariscono se otteniamo abbastanza informazioni da poterne determinare l’identità. Insomma, veniamo tenuti per mano giusto quel poco che serve per farci vedere come funzionano le cose e farci indovinare facilmente all’inizio, ma ovviamente più si esplora, più le cose si fanno complesse e i misteri si infittiscono.

Carte in tavola

In chiusura…
Oltre allo stile grafico minimale, unico e a tratti anche inquietante, il comparto sonoro non è meno degno di nota: per essere un titolo con gente che muore, il doppiaggio sembra quasi portare in vita i personaggi, così come la musica riesce a dare un ottimo sottofondo alle scene dei ricordi. La stessa traduzione italiana per una volta è di buona qualità e coerente con le altre informazioni, e visto il gameplay del gioco era importante che fosse così. È probabilmente uno dei migliori modi di rendere il più libera possibile l’investigazione del giocatore, perché non si tratta di scegliere la risposta giusta da un paio di opzioni, come succede spesso nel genere. Ogni deduzione dovrà basarsi su tanti possibili fattori: ciò che viene detto o fatto dai personaggi, la lingua in cui parlano, la loro etnia, quello che indossano, le stanze che visitano o le persone che frequentano, ma anche su semplici procedimenti a esclusione o wild guesses. E le “armi” a nostra disposizione sono pienamente in grado di portarci alla soluzione. In sostanza, consiglio assolutamente di prenderlo, e se il prezzo vi scoraggiasse un po’, ci sono pur sempre i saldi occasionali.
ASSICURATO/10
- Atmosfera ed estetica ben realizzate.
- Interfaccia facile da navigare.
- Il sistema di conferme delle ipotesi è ben pensato.
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Studente fuorisede e (sedicente) appassionato di RPG, in particolare Dragon Quest e Fire Emblem. Passa più tempo a cercare di recuperare vecchi giochi che a provarne di nuovi. Quando non scrive articoli, probabilmente sta perdendo tempo all’arena dei mostri per ottenere la spada Falcon.
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