A RUOTA LIBERA – Proust goes to Johto

2 min.
22.09.2017
A ruota libera


[…]E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena.

Marcel Proust – Alla ricerca del tempo perduto

La memoria è un meccanismo umano veramente infame. La memoria, colora, edulcora, satura ciò che è stato, il tempo perduto; tutto è più bello se lontano negli anni, più dolce se lasciato maturare in un angolo del cuore. La mia maddalena proustiana è la magnifica colonna sonora in chiptune di quel Pokémon Oro che sedici anni fa lasciò in un Paolo Simi di appena otto anni qualcosa di indefinibile. Nasceva un ricordo, un seme che avrei cullato, nutrito e coltivato nel cuore per tutta l’infanzia e l’adolescenza. Un amore mai lenito, latente nella mente, pronto a rinfocolarmi l’anima con le prime dolcissime note del tema di Borgo Foglianova.

https://www.youtube.com/watch?v=_0Y5in02mfI

Ma cos’è per me, Pokémon Oro? Il rifugio dell’infanzia, la purezza e l’innocenza di quell’età a cui ogni adulto anela senza mai potervi fare ritorno. Una maddalena che genera una gioia violenta, un allucinogeno naturale che mi fa viaggiare nel tempo, al divano della mia vecchia casa, allo schermo del Game Boy Color giallo che mi ha allevato a mo’ del fratello maggiore che non ho mai avuto; ai pomeriggi estivi trascorsi in assoluta allegria al parco giochi, in compagnia di bambini mai incontrati prima e che tutt’oggi mi riservo di chiamare Amici. Persone, emozioni, esperienze che mi hanno costruito, senza le quali non sarei lo stesso. Parlare di Pokémon Oro esula dal redarre un classico articolo dedicato ai videogiochi, è per me piuttosto l’occasione per cercare di trasmettere un’emozione. Al pari di un artista, me ne vogliano quelli veri, vi narro di sentimenti impalpabili, incomprensibili e per questo percepibili, ma non capibili.

Johto

Se acquisterò le copie digitali per 3DS? Se tornerò a Johto quest’oggi? Non lo farò. Ho perso il conto dei miei viaggi nella regione più bella mai creata dalla mente umana; e in nessuna delle mie rimpatriate sono riuscito a ritrovare quella gioia immotivata che tanto mi sconvolge, tutt’ora, udendo la splendida colonna sonora di Masuda. Per quanto Johto trasudi nostalgia da ogni villaggio, per quanto reputi Pokémon Oro la più bella cosa della mia infanzia, quell’amore devastante, non può tornare a sconvolgermi se non nella memoria. Meccanismo umano veramente infame: colora, edulcora, satura ciò che è stato, il tempo perduto.

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