Quando si è in possesso dei diritti d’autore riguardanti diversi giochi importanti è normale che si cerchi di tutelare i propri interessi in qualsiasi modo possibile. Questo è proprio ciò che ha fatto Nintendo, che nel corso di quest’estate ha richiesto la rimozione di tutti i giochi pubblicati sulle loro piattaforme presenti (illegalmente) da svariati anni su siti come coolROMS o Emuparadise. Operazione che li ha portati di fatto a cambiare registro, e chiudere il sipario sulla loro avventura di “preservazione”. Un’azione che non è passata inosservata, scatenando in molti utenti il desiderio di augurare il fallimento alla compagnia. Ma chi ha ragione e chi ha torto? E soprattutto, cosa possiamo fare?
Preservare il passato
Lo scopo di effettuare delle copie di software protetto da copyright non è sempre stato fatto con lo scopo di derubare le case di sviluppo, quanto di permettere alle generazioni future di poter accedere a giochi che oggi sono disponibili, ma che non lo saranno più un domani. Come se non bastasse, spesso e volentieri può capitare che alcuni giochi non vengano pubblicati in occidente o vengano tolti dal mercato per motivi di licenze, si pensi ad esempio alla serie Fire Emblem nel primo caso e ad OutRun nel secondo. Ovviamente in queste situazioni non esiste veramente una parola “fine”, ma l’attesa per una riedizione o un remake può durare decenni. Emulare quindi significa anche preservare e venire incontro a chi, molto più semplicemente, non era nato quando quei giochi erano disponibili sul mercato. Anche le piattaforme che utilizziamo non dureranno in eterno: i contatti delle cartucce si rovineranno nel tempo, le batterie non saranno più sostituibili, i lettori ottici smetteranno di funzionare per l’usura, e così via, fino al punto che non saranno più disponibili alternative se non l’emulazione.

Far valere i propri diritti
D’altra parte, seppure diversi giochi vengano oggi classificati come abandonware e quindi accessibili a chiunque in quanto software obsoleti, questo non vale per l’intero catalogo di produttori storici come Namco, SEGA o Nintendo. I giochi da loro prodotti sono pietre miliari dell’industria, e ancora oggi sono disponibili su svariate piattaforme moderne. Diventa inammissibile per una qualsiasi compagnia lasciar correre sulla condivisione di materiale ancora oggi protetto di copyright. Chi critica Nintendo di avere fatto un torto alla preservazione non si rende conto che quello che è stato fatto l’avrebbe fatto chiunque altro. Loro sono i detentori di quei cataloghi e dei BIOS di sistema distribuiti illegalmente. È loro dovere chiudere una falla enorme nel loro sistema, soprattutto dopo che la loro ultima piattaforma, Nintendo Switch, è stata già resa completamente vulnerabile da parte degli hacker e sono già in sviluppo emulatori per PC. Si tratta di una situazione paradossale per una piattaforma con un anno di vita, secondo solo all’arrivo del famoso emulatore Visual Boy Advance poco tempo prima dell’uscita del Game Boy Advance o dell’Homebrew Channel su Wii.
Chi ha ragione e chi ha torto?
Nintendo ha avuto tutti i sacrosanti motivi per fare quello che ha fatto, e nessuno al loro posto avrebbe agito diversamente. Possiamo però accusare Nintendo di altre cose, e cercare di rendere le nostre accuse una critica. Perché Nintendo è quella che oggi ha tolto ma non ha dato, mentre in passato è stata forse anche troppo generosa. Sin dall’avvento della Virtual Console la casa di Kyoto ha fatto il possibile per riproporre il suo catalogo su tutte le proprie piattaforme, solo per vedersi presa a pesci in faccia. I motivi sono presto detti: emulazione vincolata ai 50Hz sulle console europee, prezzi troppo alti e a volte disonesti rispetto al valore del gioco e l’utilizzo di filtri per l’epilessia che rovinavano la resa finale dei giochi. Tutte critiche più che valide, aggiungo, e che hanno portato i giocatori a valutare altre alternative. Scaricare illegalmente un gioco non vuol dire per forza non pagare qualcuno, ma rispondere ad una loro azione. Proprio oggi, con un Nintendo Switch che vende come il pane, la gente VUOLE avere accesso al loro catalogo, al punto da acquistare in massa VS. Super Mario Bros. pur di avere un vecchio Super Mario! La gente è affamata di giochi, ma Nintendo deve proporre delle soluzioni concrete. NES e SNES Mini erano per loro degli oggetti temporanei, mentre la proposta di Nintendo Switch Online continua ad essere fumosa e senza alcun indizio su cosa possiamo aspettarci in futuro. Il vecchio Wii Shop non permette più di aggiungere nuovi punti per acquistare giochi, e la proposta su (New) Nintendo 3DS e Wii U non è paragonabile.

E ciò è davvero un peccato, perchè in alcuni casi Nintendo ha dimostrato che la Virtual Console può essere anche un modo per riscoprire il passato dell’industria videoludica, approfittandone anche per tornare indietro sui loro passi e offrire giochi che non hanno mai visto la luce in occidente, come ad esempio Sin and Punishment e Earthbound Beginnings. C’è ancora tanto che il servizio può offrire, ma Nintendo sembra vivere in una bolla in cui tutto quello che è successo prima di Switch non è mai esistito. Il loro arrogante silenzio non può durare in eterno, la compagnia deve cercare di apprendere dove ha sbagliato e fornire un servizio sia a livello di costi che di proposta qualitativo. La pirateria non si sconfigge bloccando tutto, ma dando validi motivi per non considerarla. Spetta quindi a noi utenti, fruitori dei servizi presenti, dire la nostra e rispondere con il portafoglio se necessario, invece di lasciare tutto ancora una volta tacere.
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