Diamine… questo sì che sarà un mese caldo.
Non perchè siamo a maggio e l’estate si fa sempre più vicina, nah, affatto.
Insomma, è improbabile che non ci abbiate fatto caso, ma vi faccio notare che nelle prossime settimane sono in arrivo diverse produzioni Nintendo, tra le quali spiccheranno per forza di cose Codename S.T.E.A.M. e Splatoon.
Inutile stare qui a sottolineare cos’abbiano in comune questi due giochi, andiamo direttamente al punto: si tratta di due nuove IP (nuove serie, insomma, solo che detto così suona più cool).
Se non riuscite a condividere il mio entusiasmo, forse non siete al corrente del forte e prepotente immobilismo dal quale Nintendo è stata afflitta nell’ultimo decennio, periodo di tempo durante il quale gli esagerati benefici economici portati dal lancio del Wii e del DS hanno spinto la compagnia nipponica ad adagiarsi sugli allori.
Perchè avrebbero dovuto investire denaro per fare qualcosa di nuovo quando lasciando tutto com’era riuscivano a raccimolare comunque più paglia di quanta ne avessero mai raccolta?
Certamente non sono mancati esperimenti fallimentari come Wii Music, o altri più riusciti come Wii Fit e Wii Sports, ma erano tutti progetti concepiti per spremere fino all’ultimo il mercato dei motion control e del casual gaming.
Sì, non mi sono scordato di Xenoblade, nè di progetti più o meno minori come Dillon’s Rolling Western e Wonderful 101 nei quali Nintendo ha rivestito il ruolo di publisher, ma in casi di quel genere sono sempre state investite ben poche risorse, segno che lo stesso colosso di Kyoto non credeva nel successo di quelle produzioni.
Era triste assistere ad uno scenario simile, specie considerando che appena un quinquennio prima avevamo assistito a campagne pubblicitarie di questo genere…
« What does it take to make a great game? What it takes is the Nintendo difference. »
Ecco come Nintendo rispondeva al predominio di PlayStation 2 e all’arrivo di Xbox: “potreste essere più popolari, potreste avere un hardware più performante, ma solo noi abbiamo quel ‘qualcosa’ di diverso, solo i nostri giochi hanno quell’originalità che è impossibile trovare altrove. Invidiatecela”.
Nasceva il concetto di “Nintendo Difference”, uno slogan che per i fan sarebbe diventato presto qualcosa di più profondo, una specie di filosofia sulla quale ogni gioco Nintendo si sarebbe dovuto fondare da quel momento in avanti.
Cominciò, dunque, il periodo delle… “novità strambe”, che portò ad un rinnovamento delle vecchie serie più amate (il nuovo Zelda sembrava un cartone animato, il nuovo Metroid si giocava in prima persona, il nuovo Mario Kart faceva controllare due personaggi contemporaneamente, eccetera) e al debutto di bizzarrie inedite, tra le quali ricordiamo Animal Crossing, Luigi’s Mansion e Pikmin.

Proprio quest’ultimo rappresentò il vessillo della Nintendo Difference e per delle buone ragioni: presentato come la nuova creatura di Miyamoto, questo progetto inseguì e raggiunse l’ambizioso obiettivo di portare su console un genere all’epoca inedito (perchè ritenuto impossibile da giocare con un controller), quello degli strategici in tempo reale, volgarmente detti RTS.
La particolarità di questo aneddoto, però, non sta solo nel fatto che questo gioco riuscì ad essere quello che voleva essere (dimostrando definitivamente che ciò che Super Mario 128 aveva promesso era possibile), bensì che questo Pikmin era “diverso”, atipico… E qui potrei stare ore a parlare!
Vogliamo parlare di come gli altri RTS erano sempre a tema bellico, mentre Pikmin si distinse proponendo una semplice, quanto affascinante, lotta contro la natura per la sopravvivenza?
Oppure di come questo gioco semplificò brillantemente le meccaniche del genere strategico, mantenendole funzionali, e rendendo il gioco facilmente accessibile (cosa buona e giusta, come abbiamo già stabilito)?
Insomma, morale della favola, Pikmin innovava a tal punto da risultare strano. Era una bizzarra ed affascinante produzione davanti alla quale era difficile non rimanere ammaliati, motivo per il quale rimane ancora oggi il progetto più ambizioso e fuori dalla norma sul quale Nintendo abbia mai messo il suo nome sopra…
Peccato solo che a questo culmine di creatività e coraggio seguì un’operazione di graduale inversione di rotta… fino ad arrivare ad oggi.

Eh già, oggi, rieccoci tornati al punto di partenza.
Per anni abbiamo aspettato che le cose tornassero quelle di un tempo, per anni abbiamo aspettato che un nuovo gioco Nintendo si rivelasse ambizioso come Pikmin e… tutto questo è arrivato, grazie a Splatoon, ma in pochi pare che se ne siano resi conto: tra tizi che semplicemente non lo capiscono ed idioti incommensurabili che vanno in giro a dire che non si tratta di nulla di originale perchè esistono altri giochi in cui si usa l’inchiostro (eh?), quasi nessuno s’è accorto che stiamo per vedere finalmente Nintendo alle prese con un nuovo genere, quello degli sparatutto.
Una cosa del genere non accadeva da una quindicina d’anni, dai tempi di Pikmin, appunto, e la cosa viene presa così alla leggera?
Quello che Nintendo si accinge a proporci è uno shooter che arrichisce la sua formula con una corposa componente platform condita da nuove meccaniche che si preannunciano sempre ben implementate (almeno a dar retta al trailer e alla demo). Sembra una delle migliori produzioni di Nintendo degli ultimi anni, eppure così pochi ne parlano.
Che tristezza.
Ora che finalmente Nintendo ha ritrovato il concetto di Nintendo Difference più nessuno gli dà corda? Nessuno se n’è accorto?
Il colosso di Kyoto vuole evidentemente tornare a sperimentare, a sfornare bizzarrie (diamine, anche Captain Toad: Treasure Tracker lo dimostra) e se vogliamo che questo trend continui, va sostenuta.
Questo E3 porterà, probabilmente, una serie di nuove stramberie. Io ci spero, almeno (e spero soprattuto di rivedere Project Giant Robot), ma la pacchia non durerà a lungo senza il supporto dei consumatori.
Prenotate e/o comprate Splatoon: sostenete quello sperimentalismo che ormai è raro riscontrare al di fuori dello scenario indie.
Ora andate a diffondere il verbo dell’uccello.