Furi - cover

Furi (Nintendo Switch) – RECENSIONE

5 min.
15.03.2018
Recensione


È ormai evidente quanto gli sviluppatori, indie e non, siano interessati a portare alcuni dei lavori più famosi sulla console ibrida Nintendo, e quanti giocatori siano interessati a tali porting. Tra questi sviluppatori vi sono The Game Bakers, autori del celebre action Furi, che ha già ottenuto un discreto successo su PS4, PC e Xbox One prima di approdare questo gennaio su Switch.

Ad un primo colpo d’occhio Furi appare decisamente intrigante, grazie ai suoi colori vibranti, la prepotente musica synth e lo strabiliante character design di Takashi Okazaki, mangaka noto per il seinen Afro Samurai. Scopriamo se il gameplay mantiene fede alla presentazione.

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La trama di Furi comincia in media res, senza dilungarsi in inutili fronzoli: il nostro silente protagonista, chiamato The Stranger (L’Estraneo, Lo Straniero), si trova in una peculiare prigione spaziale, e lì viene continuamente torturato e umiliato dal suo carceriere. Tutto questo finché non compare The Voice (no, non è The Voice Inside Your Head di SiIvagunner), un uomo con una maschera da coniglio viola che libera The Stranger e lo incita a prendere le sue armi e scappare dalla prigione.

Furi - The Voice

Fuggire dalla prigione spaziale non è così semplice, poiché a guardia di ogni livello vi è un potente carceriere, che farà di tutto pur di impedirvi di raggiungere il pianeta verso cui siete diretti. Ogni guardiano ha un design e un carattere unico e ben delineato, nonché una propria ragione per fermare The Stranger: vi sono cyborg impazziti che attaccano qualunque cosa gli si avvicini, onorevoli guerrieri, sicari dal sangue freddo, e chi non vuole altro se non IL combattimento con The Stranger. Tra un combattimento e l’altro a farci compagnia ci sarà il misterioso uomo-coniglio che supplirà al nostro silenzio: ci fornirà informazioni sui prossimi carcerieri da affrontare, incoraggiamenti e, ogni tanto, criptiche frasi sul perché lui e il protagonista si trovino nella prigione.

La trama, una volta svelata, non risulta particolarmente originale; in compenso la narrazione è estremamente raffinata e fa decisamente breccia nel cuore e nella psiche del giocatore. Affrontare i primi boss sembra la cosa logica da fare, ma più si va avanti e più ci si ritrova a pensare che forse c’era un motivo più che valido per tenere prigioniero The Stranger. Furi, inoltre, fornisce più finali, che non solo aumentano la rigiocabilità del titolo, ma permettono al giocatore di arrivare ad una propria risposta ai dubbi che lo attanagliano.

No More Guardians

Se dovessi descrivere nel dettaglio a quali generi appartiene Furi, mi verrebbe da dire “hack ‘n slash, bullet hell e walking simulator”. Prima di ogni combattimento contro il guardiano del livello della prigione, The Stranger può esplorarne i dintorni, mentre ascolta cosa ha da dirgli The Voice. Queste sezioni sono molto tranquille: non vi sono nemici da combattere, oggetti con cui interagire, enigmi da risolvere. Solo voi, la calda voce del vostro compagno e le meravigliose ambientazioni da ammirare. Questa calma viene brutalmente interrotta una volta giunti nell’arena dove i guardiani attendono, pazientemente, il vostro arrivo.

Furi - guardiano

I combattimenti contro i boss sono il cuore del gameplay, e la dichiarata ispirazione a No More Heroes diventa palese: non solo ogni guardiano è visivamente e caratterialmente diverso, ma anche uno stile di combattimento unico, che riflette la propria personalità. Alcuni preferiscono combattere utilizzando devastanti attacchi corpo a corpo, altri preferiscono giocare sulla distanza, bombardando il giocatore di proiettili e laser, altri ancora preferiscono un approccio più difensivo, nascondendosi e creando ostacoli. The Stranger può contrastare i loro attacchi e colpire a sua volta grazie ad un moveset molto essenziale ma versatile: può sparare con una pistola a raggi, può schivare attacchi e proiettili con uno scatto supersonico, e può utilizzare la sua katana laser per parare e menare fendenti.

Ogni boss ha più fasi, in cui il suo stile di combattimento non solo diventa più aggressivo, ma spesso varia introducendo nuove meccaniche, costringendo il giocatore, che aveva faticosamente appreso il pattern precedente, a ripartire da zero e adeguarsi ai nuovi attacchi. Inoltre, ogni volta che The Stranger finisce una delle sue tre barre della vita, il guardiano ricomincia quella fase a vita piena. Per bilanciare, ad ogni cambio di fase del boss The Stranger recupera tutta la salute, rendendo quindi i combattimenti sì lunghi e molto difficili, ma non per questo frustranti.

Furi - bullet hell

La longevità del titolo è… difficile da quantificare. Come ogni titolo che fa della sfida impegnativa il suo forte, Furi può essere finito in poco più di due ore come in una decina: tutto sta nell’abilità del giocatore. Oltre all’avventura principale, il titolo offre varie modalità di gioco che incrementano la difficoltà dei combattimenti e un sistema di ranking che aumentano la rigiocabilità, in aggiunta ai già citati finali multipli.

E che siamo, negli anni ’80?

Il comparto artistico di Furi è sicuramente il fiore all’occhiello del gioco. I design carismatici e vagamente bizzarri dei personaggi ben si sposano con il cel shading utilizzato, che si rivela una scelta molto intelligente. Non solo si evita l’invecchiamento precoce della grafica del gioco, ma permette anche una maggiore visibilità e chiarezza dell’azione: i proiettili si stagliano con i loro brillanti colori neon sulle arene dai toni neutri, e i colori sgargianti dei personaggi li rendono facilmente visibili nel caos del combattimento.

Furi - character design

A contrastare la vivacità e l’eccessività del design cyber-punk dei personaggi, vi sono gli ambienti e le arene della prigione, che tutto sembrano tranne che parte di una stazione spaziale. Ogni livello in realtà è un conglomerato di piattaforme galleggianti nel vuoto, dalle atmosfere che ricalcano il guardiano che ospitano. Vi sono deserti, basi ipertecnologiche, un giardino con statue e fontane, discariche, ruderi di templi, e molto altro. È un piacere prendere il respiro tra un combattimento e l’altro in queste ambientazioni oniriche, che ci sembrano contemporaneamente molto antiche e molto avveniristiche, ma decisamente fuori dal mondo.

Furi - paesaggio

Ad accompagnare la nostra evasione vi è una meravigliosa colonna sonora dalle forti tonalità synth. I suoni distorti e i bassi continui sono così ben integrati nell’azione che è impossibile pensare a sonorità migliori di quelle scelte. I brani proposti dai vari artisti che hanno partecipato alla colonna sonora sono così accattivanti che sono tranquillamente fruibili anche al di fuori dell’azione di gioco.

Non c’è rosa neon senza spine

[amazon_link asins=’B06XFSZGCC’ template=’MiniProductAd’ store=’nintendoomed-21′ marketplace=’IT’ link_id=’8f569059-5a18-11e8-8a76-8f2e7c9b5f5a’]Purtroppo Furi, pur essendo una piccola gemma che emana stile ed estetica cyber-punk anni ’80, non è esente da difetti in questa versione per Nintendo Switch. Sul fronte tecnico il gioco non è particolarmente esaltante, come è evidente da una gestione così così delle collisioni e del clipping; eppure su Switch non supera i 720p in modalità docked, e scende a 540p in modalità portatile. Certo, c’è da raggiungere qualche compromesso per avere la portabilità, ma giocare a qualcosa così improntato sul colpo d’occhio come Furi non in HD, nel 2018, non è il massimo. Il problema più grave, però, è il frame rate. Purtroppo ho riscontrato che non sempre il gioco si mantiene sui 60 fps, nonostante gli sviluppatori abbiano modificato alcune sezioni delle battaglie proprio per evitare cali troppo vistosi di framerate. Si tratta comunque di problematiche che non inficiano sull’esperienza generale.

In conclusione

Furi è un action carismatico ed accattivante, in grado di soddisfare chi vuole una bella sfida impegnativa, chi vuole qualcosa dallo stile esagerato e/o l’estetica anni ’80, e anche i fan di No More Heroes. Lo consiglio anche a chi ha già spolpato il titolo su altre piattaforme, perché i ragazzi di The Game Bakers hanno ribilanciato e modificato molte battaglie per rendere il gioco più fruibile possibile sull’ibrida Nintendo.

SYNTH/10

  • Comparto artistico pieno di personalità
  • Colonna sonora eccezionale
  • Gameplay solido e frenetico
  • Combattimenti impegnativi e memorabili
  • Non è adatto a tutti
  • Risoluzione troppo bassa in modalità portatile
  • Framerate ballerino

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