L’uscita di Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia, quindicesimo capitolo della serie strategica di Intelligent Systems, è ormai imminente. Manca infatti poco al rilascio giapponese del titolo e ciò si riflette nell’intensificarsi dei dettagli emersi negli ultimi giorni. Dopo l’annuncio durante il Fire Emblem Direct di gennaio, infatti, esso era pressoché sparito dal radar, salvo annunci sporadici ed aggiornamenti del sito ufficiale. Anche per questo, dunque, avere un’idea precisa di cosa aspettarsi da questo remake è difficile.

Partendo dalle basi, Echoes è una reimmaginazione di Fire Emblem Gaiden, secondo capitolo della saga uscito nel 1992 per NES, solo in Giappone… In pratica, si tratta di un remake, il terzo nella storia della serie dopo Shadow Dragon (2008) e New Mystery of the Emblem (2010), per Nintendo DS. Shadow Dragon, in particolare, non è però ciò che definiremmo un rifacimento di successo. È infatti quasi riuscito (insieme ad una moltitudine di altri fattori, ovviamente) a far fallire definitivamente l’IP. Esso riproponeva il primissimo gioco della serie, con ben poche innovazioni a cercare di svecchiare un titolo che, invece, aveva un enorme bisogno di essere rinnovato. Particolarmente impietoso è poi il confronto con Radiant Dawn, ad esso immediatamente precedente e tuttavia superiore in ogni aspetto.
New Mystery of the Emblem ha fortunatamente migliorato la formula, risultando un gioco generalmente apprezzato. La sua mancata localizzazione, tuttavia, ha impedito a molti di provarlo, facendo dunque rimanere una certa negatività nei confronti di remake futuri.
Ciononostante, la reazione del pubblico all’annuncio di Echoes è stata straordinariamente più positiva di quanto si fosse pensato inizialmente. Sia i fan di vecchia data, amanti o meno dell’originale Gaiden, sia i più recenti estimatori della serie, conosciuta tramite i capitoli per 3DS, Awakening e Fates, hanno infatti accolto calorosamente questo annuncio. Ciò che viene dunque naturale chiedersi è quindi: perché?
Per rispondere è necessario un presupposto: il Fire Emblem di ora non è quello del 2008. Si tratta di un dato di fatto, senza giudizi qualitativi, in nessun senso. Se nello scorso decennio l’IP era ormai data per morta, con tanto di cancellazione programmata dopo il tredicesimo capitolo, ora, invece, essa è diventata una delle principali di Nintendo. La grande N sta ora attivamente puntando sull’Emblema di Fuoco, in tutto il mondo. Non è più un prodotto di nicchia, ma mira a raggiungere grandi numeri.
In quest’ottica, viene davvero difficile credere che Echoes possa rivelarsi un progetto poco curato come il già citato Shadow Dragon. La direzione artistica è accattivante, con un design dei personaggi completamente rinnovato e di qualità elevatissima. Dal profilo tecnico il gioco sembra offrire buone animazioni, abbondanza di scene animate, ottimi remix delle tracce audio originali, oltre ad un completo doppiaggio, un primum nella storia del franchise. Gli sforzi compiuti per rinnovare sotto questo punto di vista un titolo con 25 anni sulle spalle sono innegabili già ora.
L’ambito su cui invece Echoes sembra esitare molto a rinnovare l’originale è quello del più puro gameplay. Gaiden è tra i capitoli più controversi dei 14 usciti finora per l’atipicità di molte sue meccaniche, benché molte di esse siano poi state occasionalmente riprese. Magia che consuma PS, archi con raggio 1-5, percentuali di crescita basse ai level-up, dungeon da esplorare… tutte queste scelte particolari, e lontane dall’apprezzatissimo Fates, ritornano infatti nel remake, in quanto, senza di esse, si perderebbe ciò che ha dato nel bene o nel male fama alla storia di Alm e Celica tanti anni fa. Ed è giusto così.
Ciò che però resta da vedere è quanto sia stato aggiunto al sistema originario per renderlo adeguato al pubblico di oggi. La direzione che gli sviluppatori sembrano aver preso per ora è, però, particolare. Anziché inserire alcune delle meccaniche consolidate dei capitoli recenti, infatti, hanno deciso di andare “full-Gaiden” e sperimentare ulteriormente. Tra la Ruota di Mila, che permette di “riavvolgere” i turni precedenti e cambiare dunque le proprie mosse, e l’introduzione di un sistema di abilità legate all’utilizzo ripetuto di un’arma, sembra che Echoes potrebbe rivelarsi il nuovo capitolo sperimentale della serie.
Il risultato di questo misto di stravaganze di ora e di allora, ossia il gioco vero e proprio che avremo in mano, non è possibile prevederlo. Ciò che si può ipotizzare è, però, che non sarà questo l’ambito che influirà fortemente sulle vendite. Una grande fetta di pubblico, infatti, cerca principalmente altro da Fire Emblem, nel 2017: trama e, soprattutto, personaggi interessanti. Ed è proprio questo il fronte su cui Intelligent Systems sta sapientemente evitando di esporsi.
Tra i vari motivi per cui Gaiden ha fatto storia, di certo non c’era il suo cast di personaggi, tutt’altro che variegato o dotato di complesse personalità. Il Fire Emblem del 2017, però, non può permetterselo. Una delle domande più costantemente poste dai fan è stata infatti “Ma ci saranno i matrimoni? E i figli?”, talvolta declinata come “Posso avere un mio personaggio e sposare Faye/Saber?”. Quasi nessuno ha avuto da ridire sulle meccaniche di gioco, sul raggio amplissimo degli arcieri, sulle magie totalmente diverse da quelle tradizionali.
Risposte ufficiali ancora non ne abbiamo, ma gli indizi sono numerosi. Avatar e figli sono quasi sicuramente fuori dall’equazione, ed è probabile che anche i matrimoni non saranno inclusi. Non è neanche sorprendente. Ad esserlo stata è invece la reazione del pubblico, ossia, generalmente, di accettazione. Non si è urlato al tradimento del (nuovo) cuore della serie, non ci sono stati preordini cancellati prima ancora di poter essere effettuati.
“Basta che comunque ci siano le conversazioni di supporto”, tutto qui. Ed è un parere piuttosto condiviso, perfino da buona parte della vecchia guardia, solitamente unita nel credo del “No fun allowed”. Tali conversazioni, infatti, non sono nate in epoca 3DS, né sono sempre state volte al matrimonio (quali, salvo rari casi, erano negli ultimi due titoli). Attraverso di esse, semplicemente, era possibile approfondire le relazioni tra i personaggi, donando l’occasione anche ai più secondari tra loro di essere dettagliati, avere una propria personalità e dar modo al giocatore di affezionarsi ed interessarsi non solo ai protagonisti di turno, ma anche ai loro alleati.
Non sono ancora arrivate dichiarazioni ufficiali, ma la demo che i fortunati visitatori del Dutch Comic Con ci ha già fornito la risposta: queste conversazioni ci saranno, anche se con modalità ancora da definire. Ciò che subito salta all’occhio, però, è una differenza solo in apparenza minima. Esse infatti non si svolgeranno in un menù apposito, come succedeva ormai da diversi titoli, ma sul campo di battaglia, riprendendo lo stile dell’era GBA. Ennesima prova che Intelligent Systems sta cercando di ritornare alla tradizione, anche nelle piccole cose, pur non trascurando le esigenze della modernità. Resta da vedere l’effettiva qualità di queste conversazioni, ma considerata la cura impiegata nella caratterizzazione di ogni personaggio tramite artwork e voce, sarebbe davvero un grave errore non dar loro modo di brillare, assicurandosi così la soddisfazione di una vastissima fetta di utenza.
Ecco dunque, almeno in parte, spiegata la ragione di questo diffuso ottimismo verso il “nuovo” titolo. Echoes unisce ciò che Fire Emblem era a ciò che è ora, abbandonando gli aspetti più difficili da accettare di entrambi i suoi volti. Gli sviluppatori sembrano aver preso coscienza di ciò che i due schieramenti di fan vogliono e potrebbero aver creato il “giusto mezzo”, capace di piacere a tutti e deludere nessuno.
In linea di massima, la scelta di un remake, di questo remake, è la scommessa più interessante che Intelligent Systems potesse pensare di compiere. Il risultato, a livello sia di apprezzamento sia ovviamente commerciale, determinerà potenzialmente la direzione in cui proseguirà la serie. Se, con gli elementi giusti, anche un capitolo totalmente atipico e insieme tradizionale riuscirà ad essere accolto con la stessa positività dei suoi due illustri predecessori, riunendo la fanbase finora divisa, è molto probabile che diventi il modello di tutto ciò che verrà, provando che non servono waifu, “manzi” e altre forme di fanservice perché Fire Emblem venda. Le ombre di Valentia potrebbero diventare la nuova luce di questa serie.