Prendete due amanti. Due amanti antichi, che parevano destinati a una storia eterna e il cui destino fu spezzato dalla cecità di uno dei due. Dall’elemento che più avrebbe dovuto capire l’importanza del futuro.
Fuor di metafora stiamo parlando del rapporto tra Nintendo e Square Enix, quando ancora quest’ultima era semplicemente la Square pre-fusione. E ne vogliamo parlare, o meglio accennare, solo per discutere di una gemma dimenticata: Final Fantasy Tactics Advance, uscito quattordici anni fa in esclusiva per Game Boy Advance.
La Nintendo di metà anni ’90 non se la passava straordinariamente bene: se il fenomeno Pokémon avrebbe da lì a poco rinvigorito le vendite e la diffusione di un Game Boy sonnolente, il Nintendo 64 faticava a ingranare. Molte le colpe, su tutte la scarsa lungimiranza del presidentissimo di allora, il divino Hiroshi Yamauchi: se la rivale Sony smerciava una Play Station fondata sull’uso del CD, con molteplici vantaggi tra cui molto più spazio di memoria e supporto del 3D, le cartucce del N64 lasciavano spazi stretti e scarso appeal. Nonostante le insistenze di Square per concedere un hardware degno del titolo epico che avevano in mente Yamauchi fu inamovibile, sancendo la rottura con l’azienda che fino ad allora aveva pubblicato solo per Nintendo. Square trovò in Sony un porto sicuro, e quel gioco finalmente a casa sarebbe diventato Final Fantasy VII.
Il riavvicinamento avvenne a inizio anni 2000, proprio su quel piccolo gioiello che ha da poco compiuto 15 anni: il Game Boy Advance. E nella plethora di remake caratteristica del nostro SNES portatile vi fu una novità, nei fatti il titolo di punta che sanciva il ritorno di Square (ora Square Enix) nell’antica patria.
Final Fantasy Tactics Advance.
Questo titolo era già stato intravisto nella classifica dei dieci migliori giochi per GBA, piazzato da me a un sostanzioso secondo posto. Ma se Pokémon non mi avesse rapito il cuore, sarebbe questo il gioco re della console. Già il nome ci suggerisce un’affiliazione, quella con Final Fantasy Tactics, ed è proprio questo antenato ad aver schiacciato da sempre la pietra preziosa di cui vi sto parlando.

Sapendo che Final Fantasy Tactics è riconosciuto come uno dei giochi più rivoluzionari dell’industria videoludica, con una trama che arriva a sfiorare l’apice dello story telling virtuale, diventa facile intuire l’attesa e la trepidazione che avrebbero accompagnato un nuovo titolo della serie. A livelli visti raramente fino ad allora nell’ambiente. Quello che puntuale capitò a FFTA, creando un fraintendimento clamoroso: se l’originale per PS1 era un epos in odore medioevale, spesso paragonato alla saga di George Martin che manco c’è bisogno che vi menzioni, quello per Game Boy Advance era una riedizione per bambini, una sorta di Storia Infinita con un po’ più di violenza e molto, molto più dramma.
Le basi del gameplay sono semplici, ma profonde ed efficaci: il cuore del gioco è in campi di battaglia osservati in visuale isometrica, ricoperti da una fitta griglia in cui i personaggi si muoveranno a turno come su una scacchiera. Da queste premesse abbiamo una cascata di precisazioni che rendono questo titolo uno dei più ricchi e complessi mai comparsi su una console portatile Nintendo: delle cinque razze presenti nel gioco (umani, banga , nu mou, viera, moguri) ciascuna è in grado di svolgere mestieri come arciere, mago, alchimista, paladino, schermidore, ninja e via discorrendo. Delle oltre cinquanta specializzazioni disponibili alcune sono esclusive di una razza, mentre altre potranno essere sbloccate solo dopo aver padroneggiato un certo numero di abilità proprie di una o più classe.

Perché uno dei tanti pregi di Final Fantasy Tactics Advance è che ulteriore profondità è data dalle armi e armature, in grado di permettere l’apprendimento di bonus in seguito al guadagno di un certo numero di Punti Abilità. Tali Punti sono guadagnati in missioni, siano esse in trasferta (senza quindi che avvengano battaglie) sia sul campo. E oltre a una grafica tra le più raffinate e sgargianti che potesse offire il Game Boy Advance, altro pregio è evidente nella colonna sonora. Spingendo al limite le casse del nostro SNES portatile possiamo trovarci gemme come questa:
Un distacco notevole con le musiche di giochi ben più chiacchierati, Pokémon su tutti. E in una parola, brividi. Le emozioni si fanno quasi toccare con mano.
Per quello che propone nei suoi intenti Final Fantasy Tactics Advance è uno dei giochi migliori di sempre: una favola senza tempo priva di scrupoli nello sfoggiare meccaniche complesse, senza scrupoli nel mostrarci personaggi in lotta con se stessi e il mondo. Nei panni di Marche, un ragazzino appena trasferitosi nella cittadina di St. Ivalice, sarete proiettati in un mondo di fantasia che i protagonisti stessi riconoscono come ispirato a Final Fantasy. Ma ciascuno di questi personaggi ha i suoi problemi: Doned, il fratello di Marche, vive in sedia a rotelle; Ritz, l’unica persona che vi difende dai bulli della scuola, ha i capelli bianchi ad appena dieci anni e si costringe a tingerli. E Mewt, personaggio straziante, coltiva un mondo interiore grazie alla letteratura, un mondo che lo aiuta a misurarsi con la scomparsa della madre e la spietatezza dei suoi coetanei. Accanto a un padre difficile, con tendenza all’alcolismo, e in cerca di lavoro.

In poche parole siamo testimoni di una vicenda profonda, dolorosa, con molteplici retroscena e spunti. Il tutto, lo sottolineo, per una storia diretta a bambini tra gli otto e i dodici anni. E se il tentativo di Marche, caparbio e orgoglioso, di riportare alla realtà i suoi amici “perché è là che si affrontano i problemi” si svolge durante una trama a volte convenzionale, del tutto inaspettati ed emozionanti sono i confronti con le persone che sono state catapultate lì dal suo stesso mondo. Un crescendo che si risolve in un finale da pelle d’oca, attraverso uno scontro definitivo che è rito di passaggio: come in ogni storia di formazione che tenga fede al proprio nome ce ne si esce che non si è più come prima, sapendo di aver perso qualcosa che non tornera più. E i quattro ragazzi, finalmente liberi in questo nuovo mondo, lo sanno bene nel momento del ritorno a casa.
Ritz è diventata una spadaccina adorata da donne-elfo in virtù del candore dei suoi capelli, segno per loro di rara bellezza. Doned può camminare, destreggiandosi in un mondo fantastico colmo di magie e viaggi. Mewt è addirittura principe, ed è finalmente in grado di stringere le braccia di sua madre e di un padre con la testa di nuovo sulle spalle. Chi mai vorrebbe distruggere tutto questo? Chi ha capito che non è quello il vero mondo a cui appartengono. E senza rovinarvi la trama, sappiate che Marche non ha tutti i torti. Concordo con lui? Solo in parte. Perché è vero, la finzione (anche quando diventa una nuova realtà) lascia in bocca un sapore amaro, ed è quello di non aver nemmeno combattuto per risolvere i propri problemi. Ma gli abbracci di una persona che il destino ha strappato troppo presto, o i salti che mai si sarebbe pensato di fare, hanno un sapore che non andrebbe negato a nessuno.

Final Fantasy Tactics Advance è stata una delle grandi storie della mia infanzia, e senza problemi della vita mia intera. Un’esperienza rara, ricca di fibre, drenante. Perché a ripensarci, anche anni dopo, scopri che l’anatomia della realtà ti era stata già illustrata da un gioco per bambini, da una scacchiera con maghi e paladini. E le storie di quei giovani uomini e giovani donne, a volte così vicine alla tua da far male, meritavano di essere ascoltate.
E lo meritano ancora oggi, con la barba che pizzica ma lo stesso cuore di allora.
Se queste mie parole vi hanno incuriosito, sappiate che dallo scorso 28 gennaio il gioco è disponibile per la Virtual Console di Wii U al costo di 7.99€.