Donkey Kong – L’evoluzione grafica del gorilla Nintendo

7 min.
05.05.2018
A ruota libera

Funky Kong
Anche Funky Kong è stato sottoposto a dei restyle nel corso degli anni, ma non ne parliamo in questo articolo

Con l’uscita di Donkey Kong Country: Tropical Freeze (feat. Funky Kong) su Nintendo Switch, questa è indubbiamente l’occasione migliore per i possessori della console ibrida di riscoprire uno dei titoli più belli presenti su Wii U. Mentre il gioco spopola nei negozi, noi dello staff abbiamo voluto dare un po’ di spazio allo scimmione di Nintendo qui sulle nostre pagine. Tra i soliti memini che vi piacciono tanto abbiamo pensato di trattare qualcosa di atipico, ma molto interessante: il design. Per quanto è importante lo sviluppo delle saghe videoludiche dal lato del gameplay, trovo che pure la parte grafica sia un elemento molto interessante da trattare, sopratutto per serie di grande rilevanza come il gorilla  di Nintendo con dietro di sé un franchise che si sviluppa ben al di fuori del codice contenuto all’interno delle varie cartucce.

Donkey Kong introduzione

Donkey Kong è un personaggio dalla storia abbastanza atipica: nato dalla mano di un giovane Shigeru Miyamoto, affermandosi nelle sale giochi  come la prima  mascotte Nintendo, per poi subire un letargo lungo ben 11 anni. Da qui prenderà in mano la situazione la britannica Rareware reinventando il personaggio come una delle tante serie di successo della grande N. In generale possiamo racchiudere l’intera epopea dello scimmione in 2 grandi periodi storici, ciascuno coi suoi sviluppi che hanno portato ai tempi moderni.

Immaginate: anno 1980, King Feature Syndicate vi ha appena negato i diritti del noto personaggio “Braccio di Ferro” per il vostro videogioco arcade su licenza, avete poco tempo e dovete riadattare i personaggi principali Popeye, Olivia e Bruto in un nuovo set di protagonisti completamente nuovi. Al pensiero di un gioco basato sul salvare una bella donzella dalle grinfie del cattivone di turno, all’interno della vostra testa parte il boato di King Kong per ricordarvi la somiglianza del noto film alla vicenda. Da lì prendete in mano carta e matita ed iniziate a mescolare i personaggi di ambo i media nel vano tentativo di dare origine alle vostre creature. Il risultato è un carpentiere spilungone dai baffi splendenti, la classica ragazza in pericolo della situazione e lui, la bestia, 160kg di puro pelo e scemenza. Avete appena creato Donkey Kong.

Donkey Kong bozze
Primissime concept del personaggio. Notare come viene fin da subito messa in risaltò l’epressività di DK rispetto ai suoi compagni

Donkey Kong sottostrutturaE’ abbastanza chiaro dai pochi bozzetti a noi risaliti come Donkey Kong sia stato spudoratamente ispirato al gorilla più famoso del cinema (così tanto da aver portato ad azioni legali da parte di Universal stessa). Entrambi gli scimmioni si pongono con le stesse caratteristiche: puri macigni di peli e muscoli, ma dal faccione estremamente buffo. Infatti come possiamo notare chiaramente Donkey Kong è munito di una testa enorme attaccata ad un corpo a forma di “U” rovesciata, questo allo scopo di mettere in risalto l’espressività e la natura scimmiesca e terra terra della bestia.
Tutto ciò che ho appena spiegato viene dimostrato dagli sprite arcade che si pongono come una trasposizione 8-bit fedelissima dei bozzetti: sorrisi maligni, sguardi minacciosi e smorfie di dolore accompagnano il giocatore dall’inizio alla fine della sua esperienza, incentivandolo a inserire più monete possibili nel cabinato nella speranza di vedere come reagirà l’antagonista durante i vari livelli. E’ abbastanza chiaro che tutto ciò abbia reso Donkey Kong la vera star dello show.

Donkey Kong sprite
5 semplici espressioni che fanno la differenza

 

Come sappiamo tutti il gioco fu un immediato successo e ben presto Donkey Kong divenne la mascotte di Nintendo e un’icona pop a tutti gli effetti, arrivando ad ottenere la stessa popolarità di Pac Man. Successo significa soldi e soldi significa marketing, perciò diamo un’occhiata al look della nostra star negli altri media. Partiamo dalle locandine che promuovevano il cabinato arcade in sala giochi.

Donkey Kong copertina giapponese

Il flyer originale giapponese pone Donkey Kong al centro dell’intera composizione, in modo da far capire allo spettatore chi è il protagonista tra i tre personaggi. Dal lato del design in questo poster troviamo un’estensione di ciò che abbiamo visto in precedenza. A livello della struttura il corpo rimane con le sembianze di un imbuto rovesciato, le braccia sono lunghe e sottili quanto uno spaghetto e le gambe larghe poste saldamente a terra, gli arti hanno lo scopo di descrivere la natura slanciata  e di attaccamento terreno del soggetto. La differenza sostanziale la riscontriamo nella testa: il muso occupa quasi tutto lo spazio accogliendoci con un sorrisone confortevole, mentre la testa contiene degli occhietti piccoli e un ciuffo verticale. Gli ultimi due elementi che ho trattato sono molto importanti perché mostrano un lato che ricorrerà sempre in Donkey Kong: il muso enorme serve ad estremizzare l’espressioni del personaggio, dai ghigni buffi agli urli mostruosi; la testa piccola ci dà un’idea che al suo interno non sarà contenuto un cervello molto grande, quindi di sicuro stiamo avendo a che fare con un essere molto stupido e gli occhi piccoli accompagnano il tutto perfettamente. Il ciuffo invece ci dà un’idea di movimento dinamico, come ad indicarci che alla fine della situazione DK riesce sempre a farla franca ai vari tentativi di cattura da parte di Mario.

Donkey Kong copertina americana

Tutt’altra storia nel territorio nostrano, dove Donkey Kong nel suo posterone pubblicitario non ci appare amichevole. A primo impatto notiamo subito l’evidente ispirazione a Braccio di Ferro, donandoci così dei personaggi spilungoni e molto snodabili. Le sembianze di Donkey Kong questa volta tendono allo scimpanzè con a capo dell’intera struttura il busto a pera rovesciata, in modo da enfatizzare la grossezza del petto e conseguente muscolatura del personaggio. Gli arti invece sono lunghi e molli, in modo da dare sì un senso di dinamicità nei movimenti, ma anche di goffaggine, visto che realmente sarebbe impossibile per il soggetto reggere il suo corpo enorme con gambe così sottili. La testa è stata ridimensionata, ricalimbrando pure il rapporto tra muso e viso. L’ultima nota sta nei capelli, il ciuffo è stato sostituito con delle ciocche rialzate verso l’alto, dando l’impressione di spine pericolose. Per quanto mi affascini di più il design nipponico, non posso negare la coerenza che offre la versione americana, dandoci subito a primo impatto l’idea di che antagonista si tratta il nostro scimmione: robusto e slanciato, ma estremamente goffo e stupido.

Donkey Kong sticker
Notare la cattiveria (nonché figaggine) che trasuda da questi sticker

Questo stile sarà la base per tutto il marketing occidentale della nuova mascotte Nintendo, dagli sticker per auto ai cereali a forma di barili rotolanti.

Nota di merito per la serie animata anni ’80 e Donkey Kong 3, entrambi tentano di mescolare i due design avuti fino ad ora enfatizzando quello nipponico o quello americano a seconda della necessità.

Donkey Kong cartone e Donkey Kong 3
A sinistra il simpatico DK della seria animata, mentre alla destra il pericoloso antagonista di Donkey Kong 3

Ben presto però il successo di Donkey Kong iniziò a diminuire, causa la continua evoluzione del media videoludico e l’imporsi di Super Mario come  mascotte della casa nipponica, portando il gorilla ad un letargo lungo ben 11 anni. Poi dal nulla nel 1994, ben 4 mesi prima dall’uscita di quel Donkey Kong Contry che fu la base per la rinascita della serie, uscì un capitolo sul Game Boy.

Donkey Kong per Game Boy, chiamato dagli amici Donkey Kong ’94 (ricollegandosi all’anno di uscita), si pone come l’ultima avventura del filone arcade del gorilla, nonché come l’ultimo redesign sviluppato dalla mano di Shigeru Miyamoto.

Donkey Kong 94 - cover
Mario vs Donkey Kong non è NULLA rispetto a questo classicone

Siamo sinceri, arrivati a questo punto è abbastanza stancante ritrattare a livello strutturale il personaggio, sopratutto contando che parleremmo nient’altro di una moderninazzione di ciò che abbiamo visto nel flyer originale giapponese, con leggeri cambiamenti dediti solo a rinfrescare il look del personaggio. Tra queste alterazioni però, quella che sicuramente risalta subito agli occhi è la cravatta. Già, la cravatta, un indumento così semplice, ma che cambierà radicalmente la percezione della nostra bertuccia da parte del pubblico. Al contrario da come si pensa comunemente l’iconico indumento non è stato ideato da Rareware, ma bensì dal suo creatore originale stesso, ma perché? Se la vostra risposta è “Perché è più figo”, mi dispiace per voi ma nel mondo del design ci sta sempre una spiegazione dietro alle determinate scelte che si attuano e dopo essermi documentato credo di avere la risposta adatta al quesito.

Bugs Bunny e Topolino
Notare come dei semplici guanti facciano la differenza

Resettiamoci e spostiamo il nostro focus per un attimo dal mondo dei videogiochi a quello dei cartoni animati. Tra i vari fotogrammi che passano velocemente all’interno della vostra mente di sicuro molti di essi faranno parte dei vari corti della banda Disney e dei Looney Tunes. Per quanto gli universi Disney e Warner Bros si discostino tra di loro, concetriamoci un attimo a studiare le somiglianze tra i vari personaggi al loro interno. Di sicuro mi sembra abbastanza evidente che ambi i cast siano per la maggior parte costituiti da animali antropomorfi: topi carismatici, cani goffi e papere starnazzanti ne fanno da padrone all’interno delle vicende. Però se ci pensiamo bene è presente una discrepanza abbastanza evidente tra la forma animalesca di queste star dell’animazione e la loro caratterizzazione. Topolino all’interno dei suoi corti non si comporta come un topo, Bugs Bunny dal suo canto non si comporta come un coniglio, ma allora come si comportano queste mascotte? Si comportano come umani. Questi personaggi non sono animali, sono persone reali che possiamo trovare comunemente per strada, solo estremizzate e mascherate sotto forma di varie creature.  Il loro comportamento però non basta a renderci in sintonia con i protagonisti, neanche i loro modi di comportarsi, rimane qualcosa del lato grafico che non ci permette ancora di essere completamente in sintonia con i vari protagonisti. Ed ecco qui che vengono introdotti i vestiti, in modo da addomesticare la parte bestiale di questi esseri e renderli più umani possibili.

Donkey Kong 94 - personaggio
Ora sì che prende seriamente il suo lavoro

Ora possiamo ritornare al nostro discorso sulla cravatta. Donkey Kong per Miyamoto non è più una semplice bestia violenta dai buoni gusti in fatto di donne, ma è la rappresentazione di una persona testarda e dedita che prova in tutti i modi a raggiungere il suo scopo, finendo sempre per fallire. Quale miglior indumento può consacrare questa scelta caratteriale se non la stessa cravatta che indossano ogni giorno i vari impiegati d’azienda mentre vanno a compiere la loro tanto odiata giornata lavorativa? Ecco.
In più la cravatta dà un impressione di persona adulta, quasi anziana, perfetta per un personaggio con tanti anni alle spalle come l’amata scimmia Nintendo.

E con questa DEVASTANTE rivelazione terminiamo il primo episodio della retrospettiva sul design di Donkey Kong, abbandonando definiviamente cantieri in costruzione ed addentrarsi nel magico mondo della giungle se delle grafica 3d. Ditemi cosa ne pensate dell’articolo e spero di ritrovarvi nella seconda parte dove tratteremo i moltissimi cambiamenti che hanno portato la nostra star da un buffo antagonista ad un vero e proprio eroe.

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