Best Day Ever (Nintendo Switch) – RECENSIONE

6 min.
19.07.2021
Recensione


Cosa succede quando uno studio che prima faceva solo giochi senza pretese un giorno decide di creare un gioco gestionale/narrativo con temi socialmente impegnati? Direi che quando questo passion project finalmente esce, è il Best Day Ever!

Guardando il curriculum del lionese ReRolled Studio non si vede molta roba sfavillante, bisogna ammetterlo: giochi per iPhone, giochi per iPhone e Android, un gioco su Facebook (ve li ricordate?); ma con un comunicato apparso lo scorso marzo, lo studio ha annunciato di voler sbarcare su PC e console, con un porting del loro Game Kingdom e anche con un gioco nuovo, il nostro Best Day Ever.

Uscito il 2 luglio, un po’ in ritardo rispetto alla prima data annunciata, Best Day Ever è un gioco composto dalle avventure di quattro personaggi diversi nella città di Waters City, che non saprei bene dire dove si trova, facciamo in Canada visto che ci sono i dollari e si parla indifferentemente inglese e francese. La prima cosa che ho pensato quando l’ho iniziato è stata: “Oh, è un gestionale.

Non so perché, dando un’occhiata al trailer e guardando soprattutto la prima parte in cui mostrano i dialoghi senza HUD mi aspettavo un’avventura testuale alla giapponese, o visual novel se vogliamo essere imprecisi. Nonostante fosse un genere del quale non sono molto esperto, mi sono goduto il tempo che ho passato a Waters City.

Vita di tutti i giorni

Dal menu principale del gioco, impostato come la home di un social network chiamato Cuicui (Chirp in inglese, ci ritorneremo), possiamo scegliere quale storia vivere. E già vediamo che il titolo non è proprio corretto, visto che le storie durano ben più di un giorno, ma diverse settimane. Non perdiamoci in formalità, vediamo chi sono i nostri quattro eroi.

Dalla schermata iniziale possiamo scegliere da che storia partire.

Emma Nadjeur (Nadger in inglese, ci ritorneremo) è una donna d’affari che lavora per un’azienda di dolci, dove subisce mobbing e anche qualche avance e complimento non richiesto da parte dei superiori. Jordan Neal è un giovane giocatore di basket nella squadra universitaria, che si prepara al grande torneo e magari ci scappa anche l’occasione di rivelare ai compagni di squadra che il suo coinquilino Michael non è solo il suo coinquilino ma qualcosa di più. Jenny (cognome ignoto) è una studente universitaria alle prese con gli esami e con un po’ di bullismo da parte della supergnocca della scuola, giusto per. Infine Paul Hitik è candidato a sindaco di Waters e deve decidere su cosa giocare la sua campagna elettorale.

Ogni personaggio ha la sua schermata fissa con i luoghi da visitare.

Le campagne singole non sono particolarmente lunghe, ma hanno una rigiocabilità che le rende interessanti, cercherò di raccontarvi il più possibile senza fare spoiler. Ogni personaggio ha tre barre da tenere d’occhio: la prima è l’energia che si consuma lavorando e si ricarica soprattutto dormendo; le altre cambiano a seconda del personaggio. Ad esempio Paul ha “eloquenza” e “sicurezza di sé”, mentre Jenny “studiosità” e “stress” (quest’ultima è particolare perché, ovviamente, vogliamo tenerla più vuota possibile). Seguendo questi personaggi nella loro vita quotidiana, rispettando (o no) i loro impegni, potremo conoscere le persone che li circondano e le varie situazioni che fanno riempire o svuotare queste barre. In alcuni casi prima di compiere una scelta ci viene detto quale sarà il suo effetto, altre volte è una sorpresa.

Le giornate sono divise in intervalli di tre ore, che potremo decidere come spendere in piena libertà, soldi ed energia permettendo. Ci sono degli impegni obbligati che appaiono sull’agenda ma per il resto siamo liberi. Particolarmente importante è l’orario “21:00” visto che se non andremo a dormire a quell’ora il giorno dopo non saremo riposati al massimo.

Money money money

Oltre alle barre, c’è anche la disponibilità di denaro da tenere a mente. Mi è piaciuto vedere come ognuno si guadagni da vivere in modo diverso. Emma, in quanto dipendente, riceve la busta paga ogni venerdì, e il contenuto varia in base a quante ore si ha lavorato quella settimana. Jordan inizialmente è messo male, ma poi grazie al suo sexy fisico scultoreo ottiene degli ingaggi come modello fotografico (da fare ogni volta che vuole) o degli eventi sponsorizzati con la squadra. Jenny deve telefonare alla mamma per chiedere soldi, l’ho fatto solo due volte ma immagino che se accade troppo spesso la mamy dica mavaiafartiungiro. Infine Paul si mantiene grazie a sponsor e supportatori della campagna elettorale, ma come vedremo è stata la storia che ho esplorato meno.
Insomma, come nella realtà, più soldi si hanno più si è liberi di svolgere attività con i nostri amici, come andare al cinema (wow, vi immaginate una settimana con il cinema chiuso incredibile non so come farei wow)

La mia esperienza

Andando nell’ordine in cui me li presentavano, ho iniziato a giocare con Emma. Ho subito notato che la storia dei personaggi è più complicata di come viene presentata all’inizio: ad esempio Emma deve relazionarsi anche con Kate, l’amica e coinquilina che di carattere è tutta il contrario di Emma ma della quale non può fare a meno; oppure Jordan non deve tenere d’occhio solo le proprie statistiche ma anche quelle dei compagni di squadra (per quanto il nostro input su di loro sia minimo); Jenny scoprirà che il piano architettato dalla sua amica Mika per vendicarsi della bulla Chloe avrà una ricaduta inaspettata… e così via.

Ogni personaggio ha una schermata extra per rimanere aggiornatə sui progressi della sua storyline: per Emma è la scheda del nuovo prodotto che devono commercializzare, per Jordan le statistiche di tutti i compagni di squadra e così via.

Il bello di Best Day Ever è che le nostre scelte e la nostra gestione delle risorse sono ugualmente importanti nel determinare l’esito di una questione. Ad esempio, Jordan inizia con una barra dell’umore con due tacche, e ogni volta che si presenta l’opportunità di fare coming out con i compagni di squadra vediamo che non possiamo scegliere l’opzione perché richiede qualcosa come 8 o 9 tacche d’umore. Un bel modo di visualizzare quei momenti della nostra vita in cui la scelta più logica ci appare in qualche modo impossibile. La storia di Jordan è l’unica in cui credo di aver raggiunto il good ending, tra l’altro.


Poi, arrivato a Jenny ho deciso di fare il renegade, non perseguendo il finale peggiore possibile ma compiendo sempre le scelte più cattive contro la bulla della scuola contro cui ci viene offerta la possibilità di vendicarci all’inizio. Purtroppo non è andata in modo spettacolare come avrei voluto, ma è stato bello esplorare anche questa possibilità. Tra l’altro, la storia di Jenny è quella gestita un po’ peggio, visto che a volte ci vengono dati degli obiettivi senza spiegare come realizzarli (scusa Hamim, non avevo idea di come darti ripetizioni di matematica), e per invitare gli amici fuori bisogna chiamarli separatamente e l’appuntamento non appare sull’agenda. Con il rischio che passiamo noi per stronza quando ci dimentichiamo.

E poi il povero Paul, del quale dovremo scegliere noi le inclinazioni politiche, e del quale purtroppo non capisco molto bene la vicenda. Sarà che è il meno identificabile per uno studente nullafacente come me, ma sia che scegliamo una politica di destra che di sinistra che ecologista ci sono candidati più popolari e competenti di noi. Quando mi hanno offerto di ritirare la candidatura pensavo che avrei potuto continuare a giocare supportando un altro candidato, invece no: la storia finisce lì. Bad ending sicuramente.

Nel mio headcanon voto per te, Naomi.

Una volta completata una storia, possiamo accedere dal menu principale allo schema che ci mostra quali sono stati gli snodi principali che hanno causato quel finale, così da sapere cosa fare di diverso se vogliamo un altro esito. Questo aspetto incoraggia la rigiocabilità, e visto che le storie sono abbastanza brevi (a occhio direi 3-4 ore ciascuna) non è nemmeno pesante vedere ogni risultato possibile.

La plus belle des journées

Dagli screenshot di questa recensione vi sarete accorti di una cosa: molti sono in francese. Sì ho preferito giocare nella lingua nativa degli sviluppatori, non solo per rispolverare la mia conoscenza della lingua d’Oltralpe, ma anche perché ho notato diversi piccoli errori nella traduzione inglese, tanto che non riuscivo a capire alcune frasi. Ci sono altre piccole manchevolezze, come alcune date nella storia di Paul Hitik che parlano di maggio mentre la storia si svolge ad aprile.

*angry italian noises*

Questi piccoli errori sono compensati dalla scrittura, generalmente di buon livello, che mescola giochi di parole nei nomi alla Ace Attorney (Emma Nadger = manager, Paul Hitik e metà dei suoi colleghi…) a riferimenti alla cultura di massa diversi dal solito, come il gioco di esercizio Loop Fit Odyssey che può comprare Jenny per stare in forma e il riferimento a Esplorando il corpo umano. Anche lo stile grafico è carino, molto minimale ma con il suo stile. Il personaggio più noioso visivamente è probabilmente Jordan, che sembra un tizio random senza caratteristiche. La musica… boh è ok ma è anche un’unica traccia da sala d’attesa che si ripete all’infinito.

Nonostante questi piccoli difetti, Best Day Ever rimane un gioco piacevole e simpatico che affronta dei temi impegnati come il mobbing, il bullismo e la politica, donandoci momenti sia divertenti sia più tristi senza risultare mai pesante o pessimista. E da uno studio che prima faceva giochetti per cellulare è un bel passo avanti. Speriamo che ReRolled continui su questa strada per creare giochi ancora migliori!

JOUR DE GLOIRE/10

Un gestionale piacevole e simpatico, che affronta temi impegnati senza risultare troppo pesante e mischiando bene umorismo e momenti più seri. E da uno studio che prima faceva giochetti per cellulare è un bel passo avanti!