Asterix & Obelix XXL3: The Crystal Menhir – Nintendo Switch (RECENSIONE)

5 min.
25.11.2019
Recensione


Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria scomparsa dei videogiochi su licenza, ossia giochi basati su brand esterni come film, cartoni animati o persino mascotte di cereali. Escludendo le recenti riproposizioni di svariati classici (come ad esempio la Disney Classic Games: Aladdin and The Lion King), purtroppo l’alto costo dietro la produzione dei giochi moderni ha spinto la maggior parte delle compagnie ad abbandonare l’idea di pubblicizzare i loro personaggi nei nostri lidi, preferendo spostare le risorse sui più economici e diffusi smartphone. Questa situazione pare essere la norma ormai, ma in Francia, precisamente presso un villaggio dell’Armorica, un gruppo di irriducibili Galli resiste ancora alla tirannia del mobile, proponendoci Asterix & Obelix XXL3: The Crystal Menhir.

Il sequel contraddittorio

Sviluppato dopo ben 14 anni di distanza dall’ultimo capitolo della serie, fin dai primi trailer il titolo ha mostrato di discostarsi completamente dalle avventure precedenti. L’idea di base di schiaffeggiare Romani è rimasta intatta, ma il tono è stato completamente cambiato, sostituendo lo stile esagerato del secondo capitolo con dei modelli più sobri e in linea con gli ultimi film in CGI del duo. Se vi aspettavate il ritorno di marchi di fabbrica della serie come i design pacchiani, pieni di fasce e cinturoni esagerati, o le assurde parodie a varie serie videoludiche, purtroppo rimarrete delusi. Questa decisione di collegare Asterix & Obelix XXL3: The Crystal Menhir più alle produzioni cinematografiche e fumettistiche moderne che ai capitoli precedenti è comprensibile, ma a questo punto viene da chiedersi perché il titolo venga posto come sequel e non come un’avventura a sé stante.

Citazione all'ultimo film di Asterix.
Spesso i personaggi citeranno eventi dei film e fumetti passati, ma non nei giochi.
In viaggio per il mondo

La storia si struttura come un classico episodio del duo gallico. Dopo essere stati chiamati a rapporto dal druido Panoramix, Asterix e Obelix vengono incaricati di salvare la sacerdotessa Hella Finidrir dalle grinfie dei Romani, la quale è stata rapita a causa del suo menhir di cristallo, un manufatto in grado di controllare il ghiaccio, il fuoco e il magnetismo. Per nostra fortuna Hella ha saggiamente (e convenientemente) dislocato la pietra e i cristalli che la compongono, avendoli dati preventivamente ad alcuni suoi fidati amici in giro per il mondo. Sarà dunque necessario per Asterix recuperare i manufatti e salvare la sacerdotessa. La vicenda, raccontata per mezzo di scene d’intermezzo statiche, risulterebbe innocua e godibile se non fosse per la frequenza con cui interrompe il gioco con siparietti che non offrono nulla al di fuori di personaggi statici e spiegazioni lunghe, ovvie e ripetitive. Tengo però a elogiare il doppiaggio italiano, il quale non solo è presente, ma è pure di buona qualità grazie all’uso delle stesse voci che hanno impersonato i protagonisti negli ultimi film.

Visuale dall'alto.
Di rado si possono trovare sezioni più complesse del solito picchia picchia.
Un menhir per amico

Parlando del gameplay, come i suoi predecessori Asterix & Obelix XXL3: The Crystal Menhir non è altro che un action basilare, dove l’intera esperienza gira intorno al menare Romani nelle varie località che visiteremo.
Il sistema di combattimento è composto da una semplice combo di tre colpi (estendibili a cinque), quattro mosse speciali e, esclusivamente per Obelix, l’uso del fantomatico menhir di cristallo. Soffermandoci un attimo sulle mosse speciali, purtroppo esse non offrono granché. Ogni volta che schiaffeggiamo i nemici veniamo premiati con un po’ di energia per l’apposita barra e, quando sarà abbastanza carica, bisognerà premere L insieme al pulsante corrispondente per effettuare un’azione. Queste mosse si dividono in un uppercut che scaglia i Romani in cielo (proprio come nei fumetti!), uno slancio infuocato, una presa che (una volta su dieci) scaraventa il nemico addosso a un suo malcapitato compagno e una roteata uscita fuori da Crash Bandicoot. Purtroppo ciascuna mossa necessita di troppa energia rispetto al danno che fa, rendendo quasi sempre più conveniente usare i semplici pugni per proseguire vittoriosamente tra le orde romane. Neanche il migliorare le mosse acquistando dei potenziamenti nell’apposito negozio sistema la situazione, visto che dopo averle comprate non ho constatato alcun cambiamento sostanziale.

Mossa roteante di Asterix.
Nelle fasi più critiche, la roteata è l’unica via di fuga.

Per quanto riguarda il menhir di Obelix, esso come già detto acquisirà durante l’avventura gli elementi del ghiaccio, del fuoco e del magnetismo. Di questi poteri il ghiaccio si rivelerà utile solo per congelare momentaneamente i nemici, mentre il fuoco per scottarli e bruciare alcuni rovi presenti verso la fine del gioco. L’ultimo elemento, il magnetismo, offre qualcosa in più, potendo essere utilizzato per risolvere alcuni puzzle che consistono nel superare ostacoli tramite l’attivazione o disattivazione a distanza di alcuni interruttori e piattaforme metalliche. Ogni potere, seppur basilare e intuitivo, non viene mai esplicitato dal gioco e, sopratutto nel caso dei rovi, li ho scoperti per puro caso. Ad aumentare la confusione ci sono le combinazioni di tasti richieste per attivare il menhir e le mosse speciali: esse sono troppo astruse e simili tra di loro, portandomi spesso durante le battaglie a selezionare l’azione sbagliata.

Seppur le sezioni del magnetismo non siano nulla di eccezionale, risultano  le più divertenti.
Tutte le strade portano a Roma

Per smorzare un po’ la ripetitività, il gioco si divide in città e campi romani. Ogni città sarà liberamente esplorabile, permettendo di raggiungere gli obiettivi principali, recarsi al negozio, scovare collezionabili (di cui ancora non ho capito l’utilità) e parlare con alcuni cittadini interessati a darci degli incarichi. Queste missioni secondarie saranno quasi sempre delle banali aree dove bisognerà sconfiggere Romani, senza ricevere alcuna ricompensa dopo averle completate. Pertanto, seppur in un primo momento non lo sembrino, le varie località che visiteremo non offrono concretamente nulla in grado di intrattenere, rivelandosi  solo delle lunghe camminate per passare da un evento principale all’altro. Parlando degli eventi, si tratteranno per la maggior parte di aiutare amici o recuperare oggetti imprigionati nei campi romani. Ogni campo si struttura come una mappa-labirinto riempito fino al midollo di nemici e, per renderli più difficili rispetto agli scontri nelle città, se perderemo verremo puniti col dover ricominciare l’intero livello da capo. Dopo svariate sconfitte frustranti, ho scoperto che il miglior modo per superare queste sezioni è evitare il più possibile lo scontro diretto, scappando dove possibile. Per fortuna i campi verso la fine del gioco non sono più presenti, anche se la loro assenza rende le fasi finali più semplici e vuote rispetto a prima, facendo risultare l’intera esperienza mal calibrata e incompleta. Trattando per un attimo (anche perché c’è poco da dire) i Romani, i nostri nemici si divideranno solo in cinque tipi, senza mai ricevere delle aggiunte durante il corso del gioco. Unito al fatto che non ci sono boss ad eccezione del finale (e quest’ultimo è pure abbastanza scadente), potete facilmente immaginare come il titolo non sia altro che un monotono pestaggio di soldati tutti uguali.

Screen con un sacco di romani.
Tanti, troppi Romani tutti uguali.
Sono Mediocri Questi Galli

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A causa di tutto quello detto precedentemente e del costo elevato di 39,99€, il quale mi sembra troppo alto rispetto alla durata del titolo (ho finito l’avventura in circa sei ore), non mi sento di consigliare Asterix & Obelix XXL3: The Crystal Menhir, suggerendovi piuttosto di recuperare il capitolo precedente.

Screen del bosco gallico.

XXS/10

  • Grafica semplice e deliziosa…
  • …ma che tradisce lo charme della serie XXL.
  • Gameplay ripetitivo e tedioso.
  • Tecnicamente scadente
Un sequel che non offre nulla di quello che era divertente nei capitoli precedenti, risultando un’esperienza corta, ripetitiva, estremamente noiosa e minata da problemi tecnici.

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