Dark Souls Remastered: l’importanza di lodare il Sole su Switch

5 min.
22.01.2018
A ruota libera


Dark Souls Remastered… sul mio Switch?!

È raro sentire le parole “Nintendo” e “terze parti” nella stessa frase, e ancor più “Nintendo” e “multipiattaforma”.

Qualcosa, però, sta cambiando.

Sin da subito fece clamore la presenza di Skyrim tra i titoli proposti nel video di presentazione di Switch, poiché nessun gioco Bethesda era stato pubblicato su console Nintendo dai tempi del Nintendo 64. Come a confermare che la riedizione del quinto episodio della serie di The Elder Scrolls non fosse una mosca bianca, alla presentazione della console ibrida fu mostrata una corposa lista di publisher.

Tra questi uno saltò all’occhio: FromSoftware.

Poco dopo serpeggiò il rumor che la software house giapponese fosse interessata a portare almeno un capitolo di Dark Souls su Switch, ma vuoi l’assenza di grandi collaborazioni in passato con Nintendo, vuoi il naturale scetticismo nei confronti dei rumor, quando dicevo di voler lodare il Sole anche sulla nuova console N ero la prima a non crederci.

Solaire di Astora in Dark Souls
La lore di Dark Souls è estremamente complessa e ricca di dettagli, ma nessuno di essi è importante quanto il meme PRAISE THE SUN!

È possibile quindi immaginare quale sia stata la mia reazione al teaser trailer di Dark Souls Remastered mostrato al Mini Direct dell’11 gennaio (qua le nostre reazioni). Sebbene si tratti dell’ennesima riedizione mostrata nei 15 minuti di Direct, è un gioco di estremo interesse perché finalmente anche chi possiede solo console Nintendo potrà provare l’ebbrezza di esplorare la maestosa Lordran e assaggiare la proverbiale difficoltà del titolo. Inoltre, questa remastered è la prima versione (anche) portatile della serie, permettendo così di poter imprecare come un anziano veneto anche fuori di casa.

Morire non è mai stato così di moda

Dark Souls è diventato uno dei giochi più importanti della scorsa generazione grazie alla sua implementazione di meccaniche dal sapore vintage in un contesto fruibile dal grande pubblico, dimostrando che, ancora oggi, un videogioco di successo commerciale può essere difficile.

La brutalità del gioco non consiste nelle trappole infami, nei nemici sbilanciati, né tantomeno nella grande quantità di boss, quanto piuttosto nella sua cripticità. Ormai la narrazione dei videogiochi è sempre più eseguita attraverso spiegoni, tutorial, cutscene non interagibili (e magari nemmeno skippabili). Il giocatore viene tenuto per mano per ore e ore di gioco, la trama è un aspetto assai ingombrante, spesso più valorizzata del gameplay vero e proprio, e le informazioni ci vengono propinate a forza. In Dark Souls, invece, al giocatore vengono fornite giusto le basi, mentre per il resto viene lasciato a se stesso.

Santuario del Fuoco in Dark Souls
Il Santuario del Legame del Fuoco è il luogo migliore per bere birra con gli amici e suonare la chitarra per rimorchiare il/la tipo/a, grazie al falò perenne.

È estremamente comune che all’inizio non si sappia nemmeno che percorso imboccare, e si vaghi per un bel po’ intorno all’hub, il Santuario del Legame del Fuoco. È anche comune che alla fine del gioco, nonostante la soddisfazione di esser giunto ai credits, tutte le nostre azioni sembrino senza senso e senza contestualizzazione, perché troppo impegnati a sopravvivere per notare i dettagli che raccontano i retroscena della nostra avventura.

È un approccio tipico dei giochi di una volta, quando le limitazioni tecniche erano un ostacolo non indifferente, la narrazione era subordinata al gioco in sé e la difficoltà era il modo più semplice ed efficace per aumentare longevità e rigiocabilità. Dark Souls, però, se ne frega, e propone ancora oggi un grado di sfida che ai giocatori più maturi potrà ricordare di quando impararono le prime parolacce giocando. E sappiamo che, generalmente, un nintendino è anche un nostalgico che ricorda con commozione che quando c’era LVI le principesse erano in un altro castello, quindi Dark Souls Remastered è un ottimo modo per far avvicinare alla serie quelle persone che hanno solo console Nintendo in casa.

Demone Toro in Dark Souls
“Scusi signor Demone Toro, vado bene per il centro?”

Lodare il Sole dove, quando e con chi vuoi

Dark Souls, però, non è solo difficoltà. È un mondo cupo e crudele, dove ci si affeziona facilmente a quei pochi personaggi che non vogliono ucciderti, ma che ti accompagnano nel proprio vagare aggrappandosi a speranze e obiettivi; è un action rpg profondo e divertente, che dà soddisfazione anche nel combattere il più semplice dei nemici. È una storia dove ogni azione conta, grazie ad un peculiare sistema di salvataggi automatici, perciò ogni progresso fatto e ogni azione intrapresa non possono essere cancellati o rivisti. Questa feature è estremamente adatta per una console come Switch, perché è possibile switchare *occhiolino al pubblico* da una modalità all’altra senza preoccuparsi troppo di salvare o meno: la partita ricomincerà esattamente nello stesso momento in cui si era conclusa la sessione precedente. Una comodità non indifferente.

La sola portabilità di questa versione può non giustificare l’acquisto per chi ha già giocato Dark Souls, nonostante la sua buona rigiocabilità e il prezzo budget di 40€, ma un aggiornamento di grafica e meccaniche potrebbe già invogliare di più qualche scettico.

Anor Londo in Dark Souls
Milano in un raro giorno di assenza di nebbia.

Le informazioni riguardo l’ultima affermazione sono ancora molto nebulose, ma sembra che Dark Souls Remastered avrà dei piccoli aggiornamenti a livello di gameplay, simili a quelli introdotti nei capitoli successivi della trilogia. Nonostante il nucleo delle meccaniche si è mantenuto pressoché identico tra un episodio e l’altro, sono stati modificati degli elementi, come il numero di oggetti equipaggiabili, il lancio degli incantesimi e l’acquisizione delle fiaschette di pozioni. Inizialmente si è parlato di modifiche al gameplay per avvicinare l’esperienza di Dark Souls Remastered a quella di Dark Souls 3, ma a distanza di pochi giorni sono comparse nuove notizie dove si parla di un’esperienza quanto più fedele all’originale; è facile intuire che informazioni di questo genere vadano prese con le pinze finché non sarà disponibile nuovo materiale ufficiale. La mia speranza è che ripuliscano il gioco di quei piccoli difetti e situazioni piuttosto fastidiose e frustranti, senza intaccarne l’essenza.

E per chi è molto socievole?

Purtroppo le notizie non sono così confortanti per quanto riguarda il comparto multiplayer: Bandai Namco ha infatti dichiarato che Dark Souls Remastered non supporterà il cross-play.

Per chi non conoscesse la serie, la serie di Dark Souls implementa una meccanica intelligente di multiplayer online, sia cooperativo che competitivo, che non stravolge l’avventura in singolo ma l’arricchisce, con tanto di giustificazione narrativa. In breve, ogni partita è una dimensione parallela dove avviene la stessa storia, e grazie a determinati oggetti è possibile visitare queste dimensioni alternative, con l’obiettivo di aiutare l’abitante a proseguire nella sua avventura o di ostacolarlo, sfidandolo a duello. Così come la trama, però, può essere contemporaneamente uno dei tasselli più importanti dell’esperienza come uno dei più inutili. Ci sono giocatori che finiscono il gioco senza nessuna “visita”, e giocatori che acquistano il gioco solo per poter fare pvp: in entrambi i casi l’avventura risulta appagante.

Esempio di interazione multigiocatore in Dark Souls III
“Antò, ma in che postaccio ci hai portato stasera?”

È facile intuire perché l’assenza del cross-play possa minare l’interesse di alcune persone, quando il comparto online risulta una buona aggiunta fatta con un certo criterio. Il mio consiglio è quello di consultarvi con i vostri amici (se ne avete) per acquistare tutti la stessa versione.

Tl;dr

Dark Souls Remastered, sebbene sia una riedizione di un gioco ormai vecchio di sette anni, è un’aggiunta alla libreria dell’ibrida Nintendo di un certo peso: dimostra che Nintendo sta rientrando nel focus delle grandi produzioni mainstream. Si è ben lontani dalla situazione di pochi anni fa, quando il producer di Dark Souls II scoppiò a ridere all’idea di portare il gioco su Wii U. Se sia merito del successo di Switch, della diplomazia, o di una combinazione delle due non ci è dato saperlo, quello che noi fruitori vediamo è che Switch è ufficialmente diventato il Dark Souls delle console Nintendo.